I social negli anni del covid e della crisi

Da piccola se iniziavo a parlare di cose delle quali non ero bene informata i miei genitori mi riprendevano sottolineando che l’esposizione di un pensiero o di un racconto doveva misurarsi con la mancanza di informazioni complete.

In pratica dovevo conoscere bene i fatti prima di fare clamorosi “autogol”.

Da piccola se iniziavo a parlare di cose delle quali non ero bene informata i miei genitori mi riprendevano sottolineando che l’esposizione di un pensiero o di un racconto doveva misurarsi con la mancanza di informazioni complete.

In pratica dovevo conoscere bene i fatti prima di fare clamorosi “autogol”.

I social negli anni del covid e della crisi

Questo insegnamento mi è rimasto bloccato nella memoria e, per tal motivo, quando affronto un discorso cerco prima informazioni, ove possibile, al fine di evitare la conseguente brutta figura.

È vero il mondo è cambiato e se da una parte non abbiamo più “le famose mezze stagioni” dall’altra viaggiamo quotidianamente con a fianco, h24, i social.

I social, infatti, sono usati e spesso abusati al punto di diventare uno dei mezzi di informazione più accreditata.

Fateci caso, una cosa diventa “vera” perché pubblicata in Facebook o Instagram con buona pace delle reali fonti di informazione che innanzi a questi cambiamenti hanno ben deciso di uniformarsi usandoli con regolarità togliendo, tal volta, il valore anche alla notizia stessa e fino a qui pace, l’importante è sapere le cose.

Ed ecco che in un periodo così particolare, pazzesco e preoccupante i mezzi di “socializzazione web” s’infiammano portando perfetti sconosciuti a litigare tra di loro sulla base di argomenti conosciuti poco a nulla e pensieri riassunti in qualche riga.

I social negli anni del covid e della crisi

La fretta è tanta e forse la rabbia pure ecco che, senza rileggere, spesso si pubblicano veri e propri pensieri personali spacciati per verità assolute che rispondono a messaggi, pure questi riassunti, frantesi insomma, un vero caos.

La ciliegina sulla torta la mettono, però, gli stessi social perché grazie ad algoritmi studiati per cogliere il numero di interazioni e la loro tipologia, al fine di creare delle “classifiche” che teoricamente servono per migliorare la nostra esperienza all’interno della piattaforma utilizzata in quel momento, veniamo classificati  e nelle nostre timeline si snocciolano una serie infinita di profili che col nostro hanno poco a che vedere ma utilissimi per innescare quelle battaglie a colpi di “click” utili al social stesso per promuoversi e crescere.

I social negli anni del covid e della crisi

Qualcuno si domanderà se a seguito di questi meccanismi la nostra privacy sia garantita e quindi se sia il caso di continuare o meno ad usate Facebook o Instagram o altro ancora.

 

Quello che posso rispondere è che il tema della privacy apre la porta ad analisi diverse, che richiedono maggiori approfondimenti e per tal motivo prossimamente parleremo specificatamente della questione, quindi aspettando di trovare un accordo del tutto personale ed intimo con la nostra volontà di non litigare con gli sconosciuti vi auguro “buona navigazione”.