
Vini Bellaveder, il rispetto del territorio e della montagna
Michele all’Adige è una zona storicamente vocata alla coltivazione della vite, dove tanti nuovi e promettenti produttori negli ultimi anni si sono affiancati a nomi classici nel produzione del Trentodoc.
A quel punto si può capire la filosofia di questa azienda.
Il lavoro sul campo è molto accurato perché, sempre secondo la sua filosofia, più l’uva è sana meno passaggi in cantina bisogna fare e più il prodotto può esprimere il suo vero carattere.
L’utilizzo di legni grandi (botti) e botti piccole (barrique) è ben equilibrato, serve solamente ad arrotondare le asperità e donare ai suoi prodotti più eleganza ed ampiezza di bevuta tenendoli freschi e genuini.
Durante quella chiacchierata potei degustare un Trentodoc Brut Riserva 2014 Blanc de Blanc da uva Chardonnay, molto fresco, minerale, cremoso e di gran finezza.
Proseguimmo con un Müller Thurgau 2018, prodotto molto tipico e diffuso in regione, ma nello specifico caso anche atipico e fuori dagli schemi classici perché rispetto ai classici, acidi e con sentori floreali, risulta ricco in bocca, sapido ed un fruttato di pesca gialla, con un corpo esile ed asciutto.
Con i rossi ci eravamo divertiti a confrontare le due diverse parcelle di Lagrein presenti nel del Maso a S. Michele, il Dunkan 2016 ed il Mansum Riserva 2016, dove si evidenzia nettamente la differenza di terreno e dell’esposizione.
Il primo con una colorazione più scarica rispetto al secondo con sentori di frutta piena, una nota di spezia dolce e vanigliata, il secondo si presentava più evoluto, all’olfatto note di piccoli frutti rossi maturi e di cacao al palato una lunga persistenza gusto olfattiva.
Dal confronto è stato riscontrato maggiore personalità e maturazione nel Riserva, come ci si poteva aspettare, mentre più dinamicità nel Dunkan 2016.
Le degustazioni si chiusero con un altro “duello” confrontando questa volta, però, i due Pinot Nero provenienti dalle due zone di coltivazione.
Solo una minima parte di produzione di Pinot Nero viene utilizzata per il Trentodoc Rosé perché si preferisce concentrarsi sulla produzione del vino fermo.
Il Pinot Nero San Lorenz 2017 ha i sentori delicati della gioventù ed una pronta bevibilità
.
Ha dimostrato già di avere a mio avviso un buon potenziale di crescita con l’avanzare delle annate.
All’olfatto frutto di bosco come fragola e lampone ed al palato equilibrato, e bilanciata tannicità.
Il Pinot Nero Faedi 2016 sfrutta tutto lo sbalzo termico tra le correnti provenienti dal lago e quelle provenienti dalla montagna.
Naso ampio con sentori di frutta rossa matura e spezie dolci.
Al palato seducente, equilibrato e con un tannino levigato.
Conclusi la visita al Maso a malincuore perché realtà del genere fanno bene al movimento del vino ed al territorio.
Tranquillo Lucchetta si è rivelato un gran professionista, con molta passione per il lavoro che fa, un uomo squisito con il quale è stato un piacere chiacchierare.
Se questa primavera doveste passare per Trento una scappata vi consiglio di farla per conoscere questa azienda.
Il risvolto positivo di queste uscite estemporanee, non programmate, riservano a volte delle piacevoli scoperte di piccole realtà come questa che lavorano con passione e portano avanti i loro progetti e le loro idee con impegno e dedizione.
by Corrado De Marchi sommelier
ph Bellaveder