
Tricarico: musica, arte e nuovi progetti
Personaggio creativo, anticonformista e poliedrico, Tricarico ha iniziato a suonare da giovanissimo, diplomandosi in flauto traverso al Conservatorio di Milano. Il successo arriva inaspettato nel 2000 con il brano “Io sono Francesco” che lo sdogana come una delle figure più originali e creative della musica d’autore italiana. Recentemente ha iniziato un percorso parallelo alla musica, come pittore grazie alla collaborazione con la galleria milanese Fabbrica Eos, ottenendo, anche in questo campo, ottimi risultati.
Tra una sessione di studio e l’altra, per la realizzazione del suo nuovo album, abbiamo incontrato Tricarico per conoscerlo un po’ meglio.
Giancarlo Pedrazzini, titolare della galleria Fabbrica EOS di Milano, ha definito la musica una forma di scultura perché in grado di occupare uno spazio.
In che modo si relazionano le immagini, le parole e le note nella tua espressione artistica?
Le immagini sono sensazioni, emozioni, sentimenti senza parole né note. Le parole e le note sono un tentativo di dare forma a qualcosa che non ha forma, ad un’intuizione ad un’idea ad un’emozione. Le parole e le note rendono reale ciò che prima non lo era.
Alcune cover di album, nel tempo, sono diventate simbolo di particolari momenti storici, quali ritieni più significative? E cosa pensi dei musicisti che hanno realizzato in prima persona le copertine dei loro album? Anche un grandissimo artista come Paul McCartney ha sempre coltivato la sua passione per la pittura e ha realizzato, ad esempio, la cover di Fireman, producendo un video di documentazione durante la lavorazione. Hai pensato di fare qualcosa del genere?
Le cover della “Impulse! Records”, storica etichetta discografica specializzata nel jazz, sono state per me estremamente importanti perché esprimono bellezza, serietà, eleganza, rabbia e voglia di riscatto dietro un’immagine, come negli album: “A love supreme” di John Coltrane o “Free jazz” di Ornette Coleman. Queste cover credo abbiano sottolineato gli anni ’60 e ’70 più di tante copertine rock.
Penso che realizzare la copertina di un proprio album richieda pensiero, coraggio, intelligenza e anche una sana incoscienza. Spero di poter realizzare la prossima cover e documentarla in un quadro che ne rappresenti il cuore.
In una recente intervista hai definito pittura e musica come due percorsi paralleli. Nella tua prima famosissima hit, racconti un triste aneddoto della tua infanzia, calandoti, in qualche modo, in quel momento della tua vita.
Quanto la tua creatività è influenzata dal tuo vissuto personale? Ed in che modo si ripercuote sulla pittura e sulla musica?
Credo che ciò che viviamo, per certi aspetti, sia un inganno da svelare, sia una vana apparenza capace di farsi credere estremamente reale. Si ripercuote, pertanto, al 50% sulla creatività e sulla mia immaginazione. Per l’altro 50%, la pittura e la musica mi conducano, con sorpresa, a liberarmi del mio vissuto personale e mi portano verso una forma di ARMONIA.
Hai presentato un tuo disco nella galleria d’arte con cui lavori, hai pensato di presentare la tua pittura in un concerto, magari sotto forma di scenografia?
Non ho mai pensato che la pittura potesse diventare scenografia. Sarebbe bello. Ho in mente, per il prossimo album, qualcosa del genere perché forse ora immagine e suono stanno diventando un’unica cosa. Sino adesso, però, ho sempre cercato il buio sul palco segnato da forti luci, rarefatte o accecanti.
È da poco uscito il tuo nuovo singolo, stai già lavorando ad un altro progetto?
Sì, sto scrivendo nuove canzoni, legate le une alle altre da un’idea, da un concetto e sarà bello ed importante per me vederlo, chiamarlo, aspettarlo, amarlo, odiarlo ed alla fine, finalmente, ascoltarlo e vedere cosa ne è inaspettatamente nato.
Edit by Olivia Spatola
Photo Fabrizio Iozzo