Dai cibi pronti al food delivery al tempo del coronavirus

la cucina è riuscita a svolgere il suo ulteriore, ma non meno importante, ruolo di veicolo di condivisione e convivialità anche in assenza di vicinanza fisica

Quali sono state le preparazioni e i piatti prediletti della quarantena? Soprattutto quelle più semplici e tradizionali, ma allo stesso tempo più penalizzate dalla carenza di tempo, in quanto bisognose di quelle fasi manuali, di riposo e talvolta di lente cottur,e che caratterizzano tipicamente le nostre ricette del cuore, le ricette della nonna. Ecco che nelle bacheche social è comparsa una moltitudine di foto di pane, pizze e focacce fatti in casa, pasta fresca, lasagne e paste al forno, sughi fatti “pippiare” a lungo (prendendo a prestito il pittoresco gergo culinario napoletano), melanzane alla parmigiana, biscotti e quelle torte semplici e genuine atte ad impreziosire una colazione troppo spesso frettolosa e trascurata.

Molte preparazioni di questo tipo si sono anche prestate con facilità (soprattutto per la componente ludica dell’atto dell’impastare) al coinvolgimento dei bambini, che hanno subito privazioni particolarmente pesanti, e hanno richiesto nuove attenzioni e modalità di intrattenimento.

Coloro che hanno la fortuna di possedere anche solo un giardinetto, o un balcone di grandezza sufficiente, si sono poi prodigati nell’utilizzo del barbecue; volendo menzionare una personale fonte di allegria e conforto in questo periodo, mi vengono proprio in mente gli effluvi che spesso hanno permeato l’aria, e di cui mi inebriavo nelle brevi passeggiate intorno all’isolato.

Vorrei dedicare l’ultima parte dell’articolo ad una attività culinaria che mi sta particolarmente a cuore, da buona emiliana nonché sfoglina dilettante: la pasta fresca fatta in casa. E’ stata già appurata la valenza rilassante e terapeutica dell’atto dell’impastare (più in generale, di tutti i lavori manuali), tanto che viene sperimentata con regolarità in diversi programmi di riabilitazione, anche nelle carceri. Il vincitore dell’edizione 2012 del programma “The Great British Bake Off” ha dichiarato apertamente che impastare con regolarità lo ha aiutato ad uscire da una pericolosa depressione.

Dilettandomi ogni tanto in questa meravigliosa arte, posso confermare che è un toccasana per la mente e per l’anima; il turbinio di pensieri e preoccupazioni viene assorbito dal regolare e carezzevole movimento delle mani, e l’attenzione è tutta rivolta all’ottenimento della mitica palla morbida ed elastica. Per non parlare della soddisfazione di stendere la nostra pasta (mattarello o macchina che sia, anche se la ruvidità ottenibile con il primo è impareggiabile), e di vederla pian piano allargarsi in una sottilissima spianata; impresa che appare impossibile all’inizio, ma che con un pochino di pratica diviene alla nostra portata. E siccome vale sempre il motto “Mens sana in corpore sano”, è pure una efficace ginnastica per i nostri arti superiori!

Consiglio dunque a tutti di ricavare qualche spazio per praticare questa vera e propria arte; per i neofiti non mancano tutorial video su Internet, nonché (quando sarà possibile) corsi specifici che si sono sempre più diffusi, anche presso centri ricreativi e circoli.

L’auspicio finale è che tutti possano riprendere a pieno regime le proprie attività lavorative, e che le nuove abitudini e regole cui dovremo sottostare nei primi tempi non scoraggino la volontà di sostenere il ramo della ristorazione (nonché, a monte, l’intera filiera agroalimentare). Ci auguriamo, comunque ,che il ritorno alla normalità non comprima nuovamente quegli spazi che ci siamo riguadagnati, e che la cucina casalinga continui ad essere coltivata e praticata, anche come omaggio ad un Paese che ha assoluta necessità di risollevarsi.

Sara Comastri

 

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