
Armani: Codacons presenta un esposto
Armani: Codacons presenta un esposto all’Antitrust e alla Procura di Milano per accertare se sussistano gli estremi contemplati dagli artt. 501 c.p. e 513 c.p. e 185 T.U.F.
Da qualche giorno si avvicendano le notizie sulle irregolarità che hanno portato la Giorgio Armani operations spa, società che si occupa di progettazione e produzione di abbigliamento e accessori del gruppo del colosso della moda, oggi, a far muovere il Codacons per presentare un esposto all’Antitrust e alla Procura della Repubblica di Milano chiedendo di accertare eventuali illeciti sul fronte della pubblicità ingannevole, della concorrenza sleale, della sicurezza sul lavoro e dello sfruttamento dei lavoratori.
Ricapitoliamo i fatti.
La Giorgio Armani operations spa aveva esternalizzato la produzione appaltando a Manifatture Lombarde srl e MinoRonzoni srl, aziende nel Milanese e nella Bergamasca, la produzione degli accessori e borse ma le due aziende, senza avere l’autorizzazione a farlo, hanno subappaltato ad opifici diversi i lavori già a loro assegnati. All’interno di questi opifici i lavoratori, pagati in nero, venivano sfruttati con turni massacranti anche di 14 ore al giorno, festivi compresi.
Le macchine usate erano state private della componentistica di sicurezza rendendo, quindi, la produzione più veloce ma il pericolo per l’operario maggiore.
In termini di profitto questo sistema ha generato degli aumenti consistenti considerando che una borsa Armani venduta, in negozio, a 1.800 euro veniva realizzata da operai cinesi con un costo di produzione sotto i 100 euro ma rivenduta, dai fornitori alla società principale, a circa 250 euro.
C’è da precisare che Giorgio Armani operations spa non ha indagati ma ugualmente ci si chiede come possa essere possibile che in tanti anni nessuno abbia mai pensato di controllare le aziende incaricate dei lavori di produzione.
Nell’esposto presentato oggi Codacons sottolinea il notevole risparmio da parte del committente considerati i salari al di sotto dei minimi contrattuali del comparto tessile, l’abbattimento degli oneri di sicurezza, la rimozione dei dispositivi di produzione per accelerarne la produttività, l’abbattimento degli oneri contributivi e assicurativi del personale ecc.
Questa è una condotta che potrebbe configurare un pregiudizio alla libera e corretta concorrenza tra le aziende del settore e integrare una forma di pubblicità ingannevole ai danni dei consumatori che ignorano le effettive condizioni di lavoro degli operai addetti alla realizzazione dei prodotti dell’azienda mentre sotto il profilo penale si potrebbero prospettare rilevanti reati penali tra quello di “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” oltre che la violazione delle norme in materia di sicurezza e salute sul lavoro.
Per tali motivi il Codacons ha chiesto all’Antitrust e alla Procura di Milano di accertare se sussistano gli estremi contemplati dagli artt. 501 c.p. e 513 c.p. e 185 T.U.F. attraverso la diffusione da parte di soggetti dotati di credibilità di notizie non attendibili, inidonee e poco chiare, tali per cui queste possono influenzare le scelte altrui o la cd. action based manipulation, e i presupposti ai fini della configurabilità dello sviamento della clientela (atto di concorrenza sleale) attraverso la vendita di prodotti a prezzi di maggiore competitività per avere operato in situazione di illegalità.
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