Siamo sicuramente in un momento delicato per il nostro Paese e per la nostra società a causa del covid-19.
L’Italia purtroppo, è stata la seconda Nazione colpita dalla pandemia COVID-19 e a seguito dei provvedimenti messi in atto dal governo per il contenimento del virus, cioè le attività che hanno dovuto momentaneamente chiudere sono state quelle a contatto col pubblico come ristoranti, bar, enoteche, parrucchieri, e di vendita al dettaglio di beni NON di prima necessità, cioè tutte quelle attività non rientrati nelle categorie ATECO indicate come indispensabili secondo il decreto del 23 febbraio/9 marzo, perché è stato riscontrato che gli ammassamenti tra persone sono la più grossa fonte di contagio diretto del virus.
Tutte queste attività hanno dovuto abbassare forzatamente la saracinesca.
Tra queste c’è chi non può proprio riaprire fino a nuove disposizioni, c’è anche chi ha deciso di rimanere chiuso ma con consegna a domicilio e chi ha azzardato a rimanere aperto facendo rispettare le norme di sicurezza imposte dal Governo per evitare il contagio, facendo anch’essi consegne a domicilio.
Altro discorso va fatto per Il mondo HORECA (acronimo di Hotellerie, Restaurant, Café; e non è altro che il termine commerciale per identificare i distributori di prodotti per Hotel, Ristoranti, Trattorie, Pizzerie, Bar, Enoteche, Catering e similari) che ha subito una forte perdita già dai primi istanti aumentando con il passare dei giorni, mentre un aumento importante lo ha avuto l’e-commerce con le vendite online.
Parlando del VINO si è potuto riscontrare già dai primi momenti una prima crescita del 5,8% delle vendite sino ad arrivare oggi ad un 12% e la tendenza sembra essere in aumento.
In questo momento economico non incoraggiante e di segregazione, questo aumento di vendite dimostra che gli italiani, in tempo di quarantena forzata, tra le mura domestiche vogliono regalarsi piccoli momenti di piacere bevendosi un calice di buon vino, riscoprendolo anche durante l’ora di pranzo passato a casa, in famiglia, attorno ad un tavolo, come succedeva anni fa quando non c’era ancora la frenesia dei nostri giorni che richiedeva diversi spostamenti giornalieri e dove molto spesso ci si abbandona a dei pranzi veloci e fugaci fuori in autogrill o nelle mense aziendali.
Purtroppo, queste singole crescite settoriali non bastano per supportare l’intero settore enoico che con la mancanza del settore HORECA fa evidenziare ingenti perdite che si ripercuotono direttamente sulle aziende vinicole stesse.
Anche la stagione fieristica e promozionale che in un primo momento sembrava si potesse semplicemente posticipare di qualche mese, sia in ambito nazionale che internazionale concedendo un po’ di respiro agli operatori del settore, ha dovuto fare i conti con il covid-19 e cedere all’ annullamento così per il ProWein di Düsseldorf, il Vinitaly a Verona e per finire Il Wine Taste di Washington.
“Quest’anno sabbatico”, com’è stato definito da qualcuno, porterà forti ripercussioni anche sull’export, soprattutto verso quei mercati forti come la Cina e l’America.
Un altro mercato che ha riscontrato forti difficoltà è quello dell’Enoturismo, perché tutti i Wine lovers che solitamente sfruttavano le belle giornate di sole e il clima mite della primavera per andare a visitare nuove aziende, scoprire nuovi vini e nuove annate di produttori già conosciuti, quest’anno hanno dovuto rinunciare a causa dello stop voluto per arginare il coronavirus,
Lo blocco di questo periodo ha portato alla chiusura di tutti i corsi di formazione di avvicinamento al vino generalmente organizzati dalle associazioni di settore come: AIS, ONAV, AIES, FISAR, SLOW FOOD in quanto luoghi di aggregazione e di possibile pericolo.
Seppur ferme logisticamente queste associazioni hanno, a modo loro, voluto tener vivo il movimento continuando a promuovere il vino con iniziative di formazione via web che vanno dalle mini-lezioni di degustazione agli approfondimenti sui territori del vino e sulle aziende che vi operano.
In questo momento di disorientamento e, delle volte, di fake news c’è stato chi ha voluto, diciamo, “goliardicamente” e in buona fede tenere alte le vendite delle bottiglie come ad esempio ASSOENOLOGI, l’associazione di categoria degli Enologi, che ha divulgato la notizia che l’alcol, quindi il vino, era un ottimo rimedio di prevenzione, protezione e disinfezione verso questo virus.
Suscitando più di qualche critica da esperti medici e ricercatori.
Credo che nessuno abbia mai pensato che potesse essere questo il giusto rimedio al COVID-19, ma credo che tanti, da buoni italiani a cui piace il buon bere ed il buon cibo, l’abbiano presa come scusa per giustificare a mogli o a fidanzate l’acquisto in più di qualche buona bottiglia di vino in questo periodo, forse per gratificare il proprio palato, concedendosi in questa quarantena qualche attimo di “svago sensoriale”.
Nella difficoltà il nostro istinto ci aiuta a destreggiarci e ad emergere dalle difficoltà, facendoci trovare sempre un modo per uscirne dote, questa, che tutto il mondo ci riconosce e invidia, chi lavora all’estero lo sa bene.
Infatti, in questo momento difficile molti imprenditori sia per dare supporto al paese e sia per dare continuità lavorativa ai propri dipendenti hanno deciso di convertire la propria linea produttiva a favore dell’urgenza sanitari nell’aiuto dei connazionali in difficoltà; tra i primi ad attuare questo cambiamento gli stilisti Armani, Fendi, Gucci e Prada, solo per citarne alcuni, attivi nella produzione di mascherine protettive.
Dei giovani ingegneri, invece, in collaborazione con alcuni medici hanno dato spazio alla loro inventiva riuscendo a riconvertire maschere da sub in respiratori per le terapie intensive.
Nel mercato degli alcolici, ancora, aziende come la Ramazzotti e Campari hanno provveduto alla conversione degli impianti per produrre gel igienizzanti, idem la Distilleria Nardini di Bassano, producendo non solo il gel igienizzante ma, anche, igienizzanti idroalcolici stesso discorso per la Distilleria Castagner che si è riconvertita per la produzione di spray igienizzanti per la gola.
Sicuramente la difficoltà che sta colpendo tutti settori, come abbiamo visto, ha travolto anche il settore enologico e vitivinicolo.
Quando si attenuerà questa pandemia, diverse manovre, condoni e finanziamenti andranno fatti da parte del nostro Governo per far ripartire le attività.
Ma quello che possiamo fare NOI come consumatori finali, per rilanciare la nostra economia ed il nostro paese, è acquistare prodotti italiani non solo nel settore food ma, anche, per quello che riguardo “il nettare degli Dei”.
La nostra parola d’ordine per il vino dovrà essere #NOIBEVIAMOITALIANO
Corrado De Marchi sommelier