A svelare il rapporto speculativo che lega la politica al consumo di carne ci pensa Food For Profit il docufilm che Giulia Innocenzi e Pablo d’Ambrosi hanno realizzato per denunciare come gli allevamenti intensivi, creati col fine di saturare il mercato della carne, siano uno dei punti di maggior sfruttamento usato per fare profitto.
Trasmesso nelle ultime ore, anche, da Report su Rai 3, Food For Profit racconta il legame tra l’industria della carne, nello specifico gli allevamenti intensivi, e le lobby che indisturbate, perché dentro il perimetro della legalità, si muovono all’interno del parlamento europeo alla ricerca di “favori” da parte di politici.
Nel film è possibile vedere, grazie alle registrazioni fatte dagli infiltrati che hanno collaborato alla realizzazione di questo documento, politici italiani e politici spagnoli svelare l’intenzione di trarre profitto scavalcando a piè pari ogni forma e sorta di umanità e decenza.
Nello specifico Paolo De Castro, deputato italiano del PD da 15 anni al parlamento europeo e due volte ministro dell’agricoltura in Italia, e Clara Aguilera, esponente del partito socialista spagnolo ed eurodeputata da 10 anni presente al parlamento europeo; i due non si ricandideranno alle prossime elezioni europee ma passeranno al servizio del settore privato.
Ma non si chiude qui la parentesi inumana che racconta il film.
Alimentazione, internet e fake news
Se da un lato abbiamo la politica europea, che a fronte di soldi mostra ampia disponibilità a compiacere le lobby dell’industria della carne, dall’altro abbiamo un ministro del parlamento italiano (cacciatore), che se non fosse stato per il clamore sollevatosi per la proposta Amidei, sarebbe stato pronto ad assecondare la volontà dei cacciatori presenti nel nostro territorio, con buona pace del volere degli italiani che non praticano e non amano la caccia.
A questo punto una domanda sorge spontanea.
Se il fatto di essere consapevoli delle azioni indegne di certi politici, in Italia, porta all’astensionismo, vedi dati delle votazioni politiche del 2022, come mai la consapevolezza dei maltrattamenti agli animali non ci muove verso il boicottaggio di certi prodotti alimentari?
Con molta probabilità la risposta è nella cattiva informazione che da diverso tempo circola indisturbata, secondo la quale si hanno solo benefici nel consumare carne, e nella cattiva abitudine, in questo caso italiana, strutturata dall’idea che il benessere passi per una “dieta” ricca di proteine senza, però, considerare che le proteine non si reperiscono solo attraverso il consumo smisurato di carne.
Siamo una civiltà evoluta che si è lasciata abbindolare dai social, affidando alla rete internet la possibilità di decidere che tipo di idea e di cultura costruire sulla maggior parte degli argomenti fondamentali oltre che su tutto ciò che consideriamo credibile oppure no; attraverso like e visualizzazioni abbiamo permesso che l’idea del cibo sano, tipico della vera tradizione italiana, si trasformasse in quelle “prelibatezze fortemente addizionate” che altri paesi cercano di limitare, se non abbandonare, perché causa di obesità.
E mentre da un lato la Fondazione Veronese, e simili, pubblica studi che attestano la pericolosità del grande consumo di carne e dall’altra abbiamo prove visive di maltrattamenti di animali e allevamenti intensivi creati ad hoc per aumentare il profitto a discapito della salute e del pianeta, cerchiamo ancora di giustificare o minimizzare fatti che con un minimo di onestà intellettuale porterebbero ad una mobilitazione di massa verso un cambiamento salutare e migliorativo sia della condizione di animali innocenti che del pianeta terra.
cover www.foodforprofit.com