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Slapp, come zittire il dissenso

Slap in inglese significa schiaffo. Slapp, con due “p”, invece possiamo tradurlo come “cause legali intentate con scopo intimidatorio” quindi, quelle cause volute per zittire chi critica il potere come ad esempio fanno attivisti oppure ONG, singoli cittadini oppure organizzazioni, che decidono di prendere posizione spontaneamente e liberamente per esprimere il dissenso a fronte di un’operazione compiuta, anche da un governo, in disaccordo con il benessere della comunità o delle minoranze.
Partendo dall’assunto che la parte con più soldi e potere è quella che inizia e spinge verso l’azione Slapp con lo scopo non di far valere il torto subito quanto scoraggiare chi decide di parlare, di denunciare oppure di indagare su una determinata società o situazione.
Vi chiederete quali altri risultati può portare una mossa simile, la risposta è semplice. Cause con questi presupposti servono solo a far perdere tempo a tutti; agli avvocati, ai clienti ma pure ai giudici. Lo scopo, infatti, è creare un diversivo che tenga impegnata la parte avversa.
Prendiamo il caso che riguarda Greenpeace, ong ambientalista e pacifista.
Energy Transfer, colosso petrolifero, ha citato in giudizio, con una Slapp, Greenpeace accusandola di aver organizzato delle libere manifestazioni di protesta. Il 25 marzo la sentenza è stata di condanna verso Greenpeace di risarcimento per 660 milioni di dollari a favore di Energy Transfer.
È facile intuire che la cifra è stata appositamente esagerata, dal momento che anche la stessa Energy Trensfer aveva chiesto la metà della cifra, perché si punta, probabilmente, allo stato di silenzio da parte di coloro che vogliono dichiarare il dissenso. In questo modo Greenpeace viene punita non per quello che ha fatto ma per quello che rappresenta e cioè una voce indipendente e scomoda per alcune entità.

Un analogo caso sta succedendo qui in Italia con l’attivista per i diritti degli animali, presente nei social, Enrico Rizzi che nel 2024 ha criticato con dei post pubblici l’operato della ministra Brambilla. In questi post, ancora visibili, si legge chiaramente la critica non verso la persona fisica ma verso il ruolo istituzionale che ricopre.
Sarebbe auspicabile riflettere sul significato intrinseco delle operazioni Slapp perché è vero che, con molta probabilità, l’utente medio che non appartiene al mondo dell’informazione, alle multinazionali oppure a della politica non veda il danno che, a cascata, arriva da queste azioni specifiche ma sapendo che la libertà è una conquista di e per tutti diventa facile intuire che mettere il bavaglio per una critica ad uno significa presto il bavaglio e le catene per tutti.
E’ necessario capire, se davvero si vuole vivere in un Paese democratico, che il problema non è l’essere citato in giudizio, per carità è comunque una grande seccatura, che il pericolo di un bavaglio messo alla libera informazione oppure ai liberi pensatori significa bavaglio anche alle persone che hanno la voglia e la capacità di esprimere il proprio dissenso. Significa che si va ad imboccare la strada della negazione dei diritti.
Purtroppo l’Italia vive una situazione molto particolare c’è un forte tasso di astensionismo alle urne e Istat ci dice che siamo un a popolazione di analfabeti funzionali. Tutto questo descrive il quadro clinico di un paese in grande affanno, in grande difficoltà probabilmente con un piede già nella fossa per questo si rende necessaria una presa di coscienza perché la storia insegna che la cura del proprio orticello sia altamente controproducente perché porta, inevitabilmente, a diventare concime per l’orticello di qualcun altro.

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