Rifle Jeans, la storia della passione

L’azienda Rifle, apre le porte a LMF Press per raccontare come sono stati vissuti i cambiamenti di questi anni rimanendo, però, sempre fedeli al mondo del jeans. A parlare dei cambiamenti lavorativi e dirigenziali il dott. Franco Marianelli

Questa storia inizia nella seconda metà degli anni ’50, quando i fratelli Fratini aprirono in Toscana la loro azienda che trattava uno dei tessuti che, per definizione, lo cataloghiamo come intramontabile, il Jeans.

L’azienda Rifle, nome preso dalle casse di legno che contenevano fucili, da sempre nelle mani della famiglia Fratini, festeggia i suoi sessant’anni di vita insieme alla holding svizzera Kora, entrata come azionista di maggioranza, che con il loro intervento porta maggiore valore sia dal punto di vista finanziario che industriale.

La Rifle jeans, dopo gli anni di massimo splendore che hanno comportato l’espansione nei mercati esteri, vede alla guida di questo suo nuovo progetto di rilancio Franco Marianelli.

Accolti negli uffici di Barberino di Mugello, Marianelli ci spiega quali sono i passi che si stanno compiendo e dove si punta ad arrivare mantenendo sempre alta la qualità di un prodotto che ha attraversato i tempi rispondendo sempre alle richieste e alle esigenze di un uomo che sposa il lavoro con la fisicità.

Gli anni ’50 erano momenti in cui, forse, era più facile realizzare dei sogni. Com’è stato “il viaggio nel tempo”

Sono passati tanti anni e parafrasando una vecchia frase è quasi un “ritorno al futuro”.

Negli anni ’70 Rifle insieme a Levis e a Wrangler, in scala, era il secondo marchio di jeans in Europa. Dal 1958 al 2018 è cambiato tutto. La cultura in fatto di abbigliamento è diversa, il vestiario non è più status simbol.

La donna di oggi mixa, senza paura di incorrere nell’errore o nella mancanza di stile, vestibilità differenti ma anche griffe diverse producendo sempre un risultato traducibile in buon gusto ed eleganza.

Quello che ci preme in questo momento è riprendere il vero DNA del brand e portarlo ai giorni nostri riaggiornando quei parametri che rendono il capo d’abbigliamento casual, qual è Rifle, fresco ed attuale. Prestando attenzione e non commettere l’errore di ancorarsi ai capi del passato più d’impatto.

L’obbiettivo è riuscire a dare al prodotto Rifle la giusta visione che vuole la nostra contemporaneità.

Oggi abbiamo venticinque negozi diretti che ci permettono di tenere il polso della situazione ciò significa che grazie a questi store capiamo subito quali capi funzionano e quale fascia d’età si approccia maggiormente al nostro prodotto.

Rispetto agli anni ’80, frizzanti dal punto di vista dei cambiamenti e delle mode, il cliente oggi ha più consapevolezza oppure il suo acquisto è finalizzato solo al brand?

Possiamo dire che esistono due tipi di acquisto quello di servizio cioè fatto solo perché vuoi abbigliamento come quantità e quello fatto perché vuoi definire il tuo stile. Solitamente chi si avvicina ad un brand fa una scelta consapevole altrimenti compra “no logo”.

Chi compra Rifle lo fa perché sa che esiste una storicità. Un prodotto che ha delle fondamenta solide dettate dalla presenza negli anni, Rifle esiste da sessant’anni, è sicuramente un prodotto che trasmette fiducia. In più ha il beneficio di essere un prodotto che si espone a prezzi accessibili e non soffre dei repentini cambiamenti dettati dalla moda, di conseguenza entrare nel mondo Rifle significa investire in qualcosa che durerà nel tempo.

La nostra è un’azienda che porta avanti valori quali facile, veloce e democratico, in sintesi affidabile.

In più c’è da dire che viviamo in un periodo storico ricco di molte informazioni, il cliente finale prima di entrare nel negozio ha già visitato il sito web, conosce i differenti prodotti e sa già se possono andare bene oppure no.

Chi vive la situazione del “compro solo perché logo” è la fascia del Lusso. In quel settore si tende ad accettare come “dato di fatto” la scelta che accomuna le passerelle di conseguenza si compra il marchio indipendentemente da cosa propone.

La collezione che per voi è stata “la soddisfazione più grande”

La collezione più bella deve ancora nascere.

Dopo sessant’anni per la prima volta c’è stato l’ingresso di nuovi azionisti che hanno acquisito il controllo. Molte cose sono cambiate e soprattutto molte saranno da cambiare. Siamo, sicuramente, ripartiti dal brand e dal denim e li abbiamo adeguati agli standard richiesti oggi.

Il denim è il nostro core business di conseguenza abbiamo ampliata la linea dei Fit con una presenza completa all’interno del nostro settore.

Abbiamo messo insieme una nuova squadra che s’impegna per il raggiungimento di grandi obbiettivi.

Le ultime sfilate hanno messo in mostra Lourdes Ciccone, figlia di Madonna, con dei jeans super “usurati”.  Secondo voi, non c’è il rischio che si svaluti il comparto con queste esagerazioni?

Chi è dentro al settore dell’abbigliamento sa bene che una cosa è quello che si vede sulle passerelle e l’altra è il reale venduto.

In più c’è da dire che la produzione soffre di forti carichi che spingono aziende, in particolar modo, del nostro settore a dover valutare altre soluzioni per arrivare ad offrire al consumatore finale la qualità al giusto prezzo.

C’è da dire, però, che noi come brand siamo lontani da quelle realtà. Per la tipologia di prodotto e per la filosofia che guida l’azienda il nostro Testimonial non potrà mai essere un personaggio Vip.

I nostri Brand Ambassador sono uomini che “sudano lavorando” come ad esempio i cestisti oppure i ciclisti. Il nostro è un marchio legato più alla realtà.

I grandi marchi del lusso si identificano nei personaggi che descrivono, quasi, mondi fantastici.

Sono persone note, famose, che parlano di realtà che per la maggior parte della gente comune risultano inusuali.

Rifle è un marchio più vero, che riflette maggiormente la quotidianità sempre strizzando l’occhio alla qualità.

Possiamo sicuramente affermare che i nostri Ambassador sono “persone comuni che fanno cose straordinarie”.

 

By Mariangela Bonaparte

Edit by Paola Toffano

 

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