
La colpa delle donne è, ovviamente, essere donne
Nel 2023, ci ritroviamo, come donne, a fare i conti con quell’idea errata che in passato ha spinto l’economia e che vedeva l’uomo come “il solo capace di fare”.
Dal secondo dopoguerra ad oggi il nostro paese è cresciuto in modo esponenziale.
Siamo riusciti a sviluppare il settore della medicina ma anche quello dell’automotive e quello alimentare senza dimenticare la sezione hospitality.
Abbiamo creato aziende partendo da singoli individui fino a scalare il titolo di Imprenditore, collezionando racconti che resteranno ai posteri come storie fantastiche di successi ottenuti con sangue e sudore.
Ma in tutto questo progresso alcuni dettagli sono stati trascurati e adesso, nel 2023, ci ritroviamo, come donne, a fare i conti con quell’idea errata che in passato ha spinto l’economia e che vedeva l’uomo come “il solo capace di fare”.
Dalla fine dell’800 abbiamo combattuto battaglie per ottenere delle possibilità; possibilità di voto, possibilità di lavoro, possibilità di vita dignitosa, insomma la possibilità di una vita degna di tale definizione che permetta a tutte le donne di sfruttare al meglio le proprie capacità intellettive e fisiche senza per questo essere etichettate o trattate come “ultima ruota del carro”.
Nel corso degli anni abbiamo cercato di sgretolare la visione della donna “semplice”, debole, inadatta e incapace.
Abbiamo condotto battaglie per avere quelle possibilità che agli uomini, a volte privi di ogni prerogativa, vengono concesse in quanto maschi.
L’essere donna è sempre stato visto, o almeno si è cercato di farlo sembrare, una difficoltà causata da scarso intelletto e meno ancora forza fisica o peggio mancanza d’intraprendenza e noi abbiamo risposto scendendo in piazza, coalizzate, al fine di ottenere quel minimo di diritti che qualsiasi paese che oggi si proclama democratico ha riconosciuto. Certo dalla fine dell’800 ad oggi abbiamo fatto passi da gigante ma da donna posso dire, senza paura d’essere smentita, che molto dev’essere ancora fatto.
Viviamo in una società che ancora condanna o giudica la minigonna per non parlare della scollatura e preferisco tacere sui commenti riferiti al rossetto rosso. Femminicidi e disparità crescono esageratamente e se in tutto questo marasma qualcuna di noi esprime dissenso ecco fiume di commenti negativi sprecarsi nei social, piazze virtuali dove confrontarsi tra perfetti sconosciuti, talvolta anche da parte delle stesse donne che evidentemente vedono il problema appartenere solo alle vittime come se a quel punto non fossimo tutte vittime.
La verità è che se vogliamo davvero vedere un risultato fattuale dobbiamo lavorare per eliminare non soltanto l’abuso dei luoghi comuni, che spesso hanno solo la funzione di giustificare atti meschini verso le donne, ma puntare ad una migliore educazione verso l’essere umano in quanto tale e sulla cultura, insomma, dobbiamo puntare ad un cambio di mentalità radicale che veda al centro i diritti alla dignità e alla felicità, qualsiasi significato essa abbia, uguale per tutti a prescindere dal genere di appartenenza.
Oggi che si parla di intelligenza artificiale, energia rinnovabile e ponti virtuali tra culture differenti abbiamo il dovere di far sentire il peso della nostra presenza come esseri umani pensanti e consapevoli indipendentemente dalla capacità di spesa o dal posto occupato nella società.
Forse è un pensiero troppo femminista, ammesso esista un metro di misura.
Non lo so, l’unica mia certezza è che sono stanca di sentire certe frasi e vedere certi comportamenti e questo, ad oggi, mi basta.