Cosa significa Identità di Genere e cosa si prova a doversi esporre alle critiche di chi vede “il male” in questa definizione
L’identità di genere è una caratteristica personale comune a tutti.
C’è chi, come nel mio caso, nasce in un corpo maschile e si sente uomo quindi ha un’identità cis gender e chi, invece, nasce in un corpo di un sesso che non sente suo ma si identifica un genere diverso, in quel caso la felicità della persona corrisponde alla propria affermazione di genere diversa dall’identità biologica o dall’orientamento sessuale.
Dal punto di vista legislativo questo è un fatto riconosciuto come diritto universale ed è presente anche nel nostro ordinamento dove è vietata ogni discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere vedi, ad esempio, la Convenzione di Istanbul che noi, come Parlamento, abbiamo ratificato facendola diventare la legge n. 77/2013 e nell’ordinamento penitenziario dov’ è vietata ogni discriminazione per identità di genere.
Questo termine, dunque, è riconosciuto anche a livello internazionale per indicare che ciascuno ha diritto ad esprimere la propria identità senza, per questo, essere ghettizzato.
Secondo lei esiste un aiuto concreto contro le discriminazioni e le violenze oppure è uno degli obiettivi ancora da raggiungere?
In generale possiamo dire che non si vive bene quando si è infelici, quando manca la realizzazione, quando manca l’affermazione personale. Possiamo, dunque, immaginare perché le persone trans, che sopportano e vivono quotidianamente uno stigma, siano disposte a superare ogni ostacolo ed ogni difficoltà pur di affermare la propria identità ed essere pienamente se stessi perché questa diventa l’unica condizione possibile per ottenere la felicità. Dobbiamo considerare che l’Italia è il paese col maggior numeri di uccisioni di persone transgender questo significa che da noi regna un disprezzo molto più radicato che in altri paesi e per eliminare anche questo ostacolo lo stato, invece di soffiare sul fuoco del disprezzo, dovrebbe mettere in campo una serie di provvedimenti mentre la società dovrebbe attuare delle azioni virtuose, come ad esempio un’educazione scolastica che veda le differenze come fonte di arricchimento, che portino al rispetto di tutti, in primis delle persone transgender che nel nostro paese sono le più penalizzate.
La storia ci ha consegnato azioni violente terrificanti legate a discriminazioni per etnia, religione e sesso. Secondo lei il passato è davvero sepolto?
Mi sento di affermare che la società è più avanti della nostra classe dirigente, ma se come politico alimenti l’odio attraverso canali privilegiati come le televisioni, i talkshow oppure le manifestazioni pubbliche in qualche modo legittimi i malpensanti, gli odiatori seriali, ad usare violenza contro quelli che vedono come “nemici” non conformi ad una specifica ideologia, che siano trans o disabili.
Senza dimenticare che, in realtà, i diritti non stanno mai fermi, vanno avanti oppure indietro
adesso come stanno andando?
Direi indietro, purtroppo.
Le dico di più, personalmente sono stato molto fortunato perché non ho subito discriminazioni salvo gli atti di bullismo ai tempi della scuola, questo lo racconto nel mio primo libro (Senza paura – ed.Piemme), perché all’epoca, adesso forse in modo minore, nelle famiglie s’insegnava a vedere le differenze come qualcosa da allontanare e non come un mezzo per arricchire. Oggi, fortunatamente, molti giovani e giovanissimi non hanno questo pregiudizio, basti pensare che al Pride partecipano tantissimi ragazzi perlopiù eterosessuali ma resta ancora viva una “macchina dell’infelicità” chiamata patriarcato, la legge dei padri, che prevede ruoli specifici della donna. Ancora oggi ci si aspetta che la donna cucini e si occupi della cura della casa, della famiglia, dei bambini e quindi anche degli anziani e non faccia certi lavori perché prerogativa maschile. Così è facilmente intuibile lo sforzo maggiore, rispetto a qualsiasi maschio, che una donna deve fare per ottenere un risultato soddisfacente. Tutto questo può cambiare se, partendo dalle scuole, si decostruiscono gli stereotipi di genere, fautori di una società con ruoli ben determinati, che se non rispettati portano al discrimine e in alcuni casi anche alla morte.
E questo sta succedendo?
Con grande fatica e solo per buona volontà di alcuni insegnanti.
L’Istat ci dice che l’Italia è un paese composta al 24% da ultrasessantacinquenni e 7,7% ultraottantenni, secondo lei è questo che determina la difficoltà della società ad accettare i cambiamenti?
Certamente l’età anagrafica conta anche se ho visto molte persone anziane manifestare una sensibilità forte verso i diritti, il problema in questo caso è un altro. Un paese che sta invecchiando è un paese destinato al declino ed un approccio ideologico accentua le difficoltà. L’Italia, invece di vedere i migranti come problema, dovrebbe attuare una politica di formazione professionale che si traduca in risorse per il Paese, rispondendo positivamente alle richieste di manodopera delle aziende, come ha fatto la Germania, creando una boccata di ossigeno in termini di lavoro quindi di economia. Senza dimenticare la retorica sulla natalità fatta da una destra che da un lato, verbalmente, sembra difendere la famiglia tradizionale mentre dall’altro aumenta l’iva sui generi fondamentali per le donne e toglie gli asili nido, insomma, nei fatti sono contro la famiglia e le donne. Ma voglio dare una notizia alla destra: le donne lavorano e anche per questo motivo noi abbiamo proposto i congedi paritari ossia un impegno bi genitoriale che permette ad entrambi i genitori di gestire i giorni di ferie per accudire i figli in modo che possa essere più facile coniugare la vita privata con quella lavorativa. Sono misure e provvedimenti pragmatici che aiutano la natalità verso una suddivisione del carico gestionale della famiglia che non può essere solo sulle spalle della donna e lo stesso vale anche per la cura gli anziani, anche in questo caso sono le donne che si occupano dei più fragili. La destra, dunque scarica sulla famiglia la cura dei più fragili azzerando, però, il fondo regionale per la non autosufficienza, questo succede quando l’ideologia si scontra con la realtà.
Insomma in un paese che invecchia devi intraprendere politiche sia per la natalità, dando servizi e facendo in modo che il carico di cura non ricada su una sola persona, che su una nuova rinascita anche economica favorendo, in modo legale e
con politiche formative, l’ingresso di persone straniere che possano contribuire, anche per età anagrafica perché più
giovani, allo sviluppo del Paese altrimenti siamo destinati al declino.
Accettare i cambiamenti è un fatto di cultura o di legge?
Entrambi. Una società cambia sempre, evolve, e la politica può essere la leva per far sì che questo cambiamento sia vantaggioso per i cittadini. Un esempio può essere l’intelligenza artificiale. Questa arriverà, anzi è già ben presente, ma dobbiamo imparare ad usarla come risorsa per migliorare la vita quotidiana dei cittadini magari facendoli lavorare di meno, ma a parità di stipendio, e non per togliere posti di lavoro.
Cosa significa e come si può “lottare insieme”?
Anche nel mio ultimo libro uso il collettivo perché le persone quando si uniscono possono essere veramente potenti anche contro un certo potere che li vorrebbe schiacciare limitando le loro libertà. Prendo ad esempio la Polonia, un paese nell’Europa, dopo dieci anni di sovranismo col partito dei gemelli Kaczynski, che hanno reso quel Paese un’autocrazia dove c’erano femministe perseguitate ed arrestate e zone interdette alla comunità LGBTQ+, quando insieme hanno votato le istituzioni democratiche, contro ogni pronostico, hanno prodotto un cambiamento significativo sconfiggendo il partito dell’ultra destra e facendo vincere la coalizione europeista, allora, in questo senso “e noi splendiamo” perché c’è una comunità che non si arrende e che quando si mette assieme diventa fortissima.
Siete vittime?
È chiaro che se una coppia che si tiene per mano viene picchiata e mandata in ospedale con la mandibola fracassata è vittima ma, diversamente, nessuno fa la vittima. In realtà ci sono tanti cittadini e cittadine che sono di “serie B” rispetto ad altri, cittadini emarginati non per quello che fanno ma per quello che sono e questo possiamo definirlo anche giuridicamente perché la discriminazione della persona in quanto tale viola l’art 3 della nostra Costituzione.
Cosa risponde a chi dice che siete “false vittime del sistema”
La questione diritti è più complessa basti pensare che un ragazzo gay, che viene penalizzato, è anche un ragazzo che lavora e se questo lavoratore è nero allora dovrà subire la discriminazione su più fronti perché gay, perché nero e magari perché povero dunque possiamo chiaramente dire che c’è intersezionalità dei diritti e limitare o toglierne uno comporta conseguenze per altri collegati o derivati, come dire? un paese arretrato sui diritti civili sarà arretrato anche su quelli sociali, su quelli ambientali e su quelli sanitari perché non si può decidere di avere un problema alla volta.
“Diritti e doveri” sta diventando un semplice modo di dire?
Molte persone che vengono discriminate pagano le tasse ma non hanno diritti oppure li hanno in forma limitata, dunque parliamo di uno stato che chiede loro le tasse ma non dà in cambio diritti per vivere in modo dignitoso. In molti casi sono doveri e non diritti.
L’On. Zan è un uomo delle istituzioni. Le sue battaglie hanno valore solo per chi vota a sinistra e quindi per coloro che vengono rappresentati da lei?
Rappresentare tutti è una prerogativa parlamentare. Quando vieni eletto anche se sei un uomo di parte, ed io sono un uomo di parte perché è innegabile che ci sono grandi differenze tra essere di destra ed essere di sinistra, la costituzione dice che rappresenti la nazione. Questo significa che, partendo dalle tue sensibilità e dalla tua storia politica, devi fare battaglie per migliorare la vita di tutte le persone anche di quelle che non ti hanno votano e che probabilmente non mi voteranno mai. Devi sempre pensare a quello che è positivo per la comunità tutta dunque, se mi batto per una sanità pubblica affinché venga finanziata e non smantellata, se mi batto affinché si riducano le liste d’attesa e aumentino le assunzioni del personale medico infermieristico, perché sono sempre meno, e per dar loro uno stipendio adeguato, altrimenti vanno nel privato, mi batto per un diritto costituzionalmente garantito che riguarda tutti e va a beneficio di tutti, anche delle persone che votano a destra.