
Editoriale – dicembre 2019
Dicembre porta con se la voglia di migliorare lo stile di vita e il modo di vedere il mondo, approfittiamo di questo speciale periodo dell’anno per apportare benefici permanenti a noi stessi
Dicembre dobbiamo sfruttarlo per guardare i fatti di un anno e da questi trarne solo la parte che può renderci persone migliori.
Serve impegno e una nuova forma mentale ma, come ogni “buona abitudine” insegna, fare la stessa operazione più volte porta alla sua acquisizione naturalmente regalandoci una nuova visione della forma delle cose
Con l’arrivo di dicembre si apre il mese dei buoni propositi e degli impegni social ma non solo.
Guardando questo mese con un’ottica commerciale, cioè come un’azienda per sua natura fa, possiamo dire che il dodicesimo mese dell’anno è quello che più di altri richiede impegno per mettere in pratica tutte le strategie commerciali che durante l’anno sono state studiate e pianificate nel minimo dettaglio quindi avanti alle indicazioni sull’acquisto di prodotti collegati al mondo beauty, vedi Sephora, oppure collegati ai look per valorizzarsi maggiormente durante questo periodo
Ma questo mese cos’altro porta con se?
Possiamo tranquillamente dire che questo è, anche, il mese del resoconto personale di un anno di emozioni.
Avanti, quindi, a tutti i buoni propositi per il 2020 ma non solo.
Avanti a tutti i rimpianti ma senza trascurare i rimorsi perché, si sa, l’uomo è un essere complesso e spesso non gode del momento attuale ma, vaga mentalmente senza una meta analizzando tra se e se situazioni che non essendo state evidentemente non avrebbero potuto essere.
E, invece, se in questo mese di dicembre non vogliamo soffermarci sul nostro vissuto personale?
Dicembre, con il suo bagaglio di situazioni e sentimenti provati diventa la punta di un “iceberg emotivo” e dove il cuore non riesce a gioire, la frustrazione si fa sentire.
L’insicurezza, che spesso si affaccia quando la soddisfazione non è “secondo quanto vorremmo”, diventa la voce delle provocazioni verso colleghi o superiori ma non trovando appiglio si trasformano in giudizi affrettati, non veritieri e dal sapore fortemente triste.
Tristezza si! ma non tanto verso chi ascolta quanto verso chi sentenzia.
Allora che fare?
La risposta, ahimè, diventa semplice.
Prendendo spunto dalla carità cristiana, che in questi giorni carica positivamente l’aria che respiriamo, tappiamoci le orecchie per bloccare la tentazione di reagire ma non gli occhi in modo che si veda, in alcuni casi, quanto palesarsi superiori e migliori rispetto al prossimo sia un’azione che ridicolizza e spesso rende ancora più soli.
Augurando a tutti di fare propria la consapevolezza di essere uguali a chi ci circonda, che dona una grande serenità, buon feste.